Trump Nobel

Trump Nobel

Di Santi Massimo Travaglianti 

Trump, una volta eletto presidente, aveva promesso di chiudere tutti i conflitti come se fosse il telecomando dell’umanità, e di sistemare l’economia americana e globale con la stessa disinvoltura di un bullo annoiato che approva sanzioni e dazi durante una partita di golf a Mar-a-Lago. La sua strategia militare però è quella di un bimbominkia che gioca a Risiko con altri bimbiminkia: ha appena bombardato i siti nucleari iraniani solo per regalare un orgasmo geopolitico — quello che sua moglie gli nega da anni — a Netanyahu, così almeno smette di piangere e di telefonare al mondo intero in lacrime, lamentandosi che “tutti lo bullizzano”. Intanto la guerra in Ucraina continua indisturbata, come quella serie TV prodotta da Netflix con un budget colossale e che si trascina da troppe stagioni: tutti si lamentano che la trama non vada da nessuna parte, ma continuano a seguirla, pagando un abbonamento sempre più caro per un finale che, se mai arriverà, sarà comunque deludente. Quanto al suo piano economico, sembra una partita a Monopoly giocata da un bambino ossessivo-compulsivo che cambia le regole a ogni giro, pretende di passare dal Via portando in dote un default tecnico e due banche fallite e poi, appena perde, urla al complotto planetario, minaccia di espellere gli altri giocatori accusandoli di essere immigrati clandestini, si appropria di tutte le carte “Uscite Gratis di Prigione” del mazzo, sostenendo che la prigione è una truffa inventata dai suoi nemici politici. E come diciamo in Sicilia: ‘sta minchia!


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